Turandot Divulgazione

Idea

La vicenda di una principessa disposta a sposare solo chi fosse riuscito a superare difficili prove da lei ideate, pena la morte, aveva origini antichissime: se ne parla per la prima volta in una raccolta di fiabe dell’antica Persia intitolata Le mille e una notte (XII secolo), dove compare con il nome di Datmà. Più tardi, nel 1300 circa, la incontriamo nel racconto della temibile principessa guerriera Khutulun di Mongolia, fatto dal grande viaggiatore e mercante Marco Polo nel suo “diario di viaggio” intitolato Il Milione. Nel 1762 lo scrittore veneziano Carlo Gozzi scrive una fiaba da rappresentare in teatro, ispirandosi alla tradizione della principessa orientale che non accetta di sposarsi, e presenta al pubblico Turandotte, poi divenuta famosa col nome di Turandot.
Il Maestro Puccini l’aveva scoperta quasi per caso: gliene aveva parlato un caro amico, Renato Simoni, nel marzo del 1920, mentre i due erano a pranzo insieme a Milano.
Quella storia lo aveva da subito appassionato, sia perché era ambientata in un’epoca fantastica, in una terra lontana ed “esotica” come la Cina, sia per la presenza di una principessa crudele che Puccini decise di rendere sensibile all’amore.
Puccini Il Maestro si dedicò con tutte le sue energie a questa nuova opera, scegliendo l’amico Simoni e Giuseppe Adami per la scrittura del libretto (il testo che poi sarebbe stato cantato) e modificando la storia di Carlo Gozzi con l’introduzione di nuovi personaggi, come ad esempio quello della schiava Liù.
In quattro anni di lavoro durissimo Puccini portò a termine quasi completamente la vicenda del principe di origine turca Calaf, innamorato della spietata principessa cinese Turandot e talmente abile da risolvere i tre enigmi che lei proponeva a tutti coloro che desideravano la sua mano, le cui soluzioni erano: la Speranza, il Sangue e Turandot.
Per realizzare l’atmosfera orientale del suo ultimo capolavoro, ambientato «A Pekino al tempo delle favole», Giacomo Puccini si documentò moltissimo e studiò musiche tipiche della Cina, alcune ascoltate anche da un carillon dell’amico barone Fassini. Sfortunatamente, in un giorno d’autunno del 1924, Puccini morì, proprio mentre stava lavorando al finale della sua Turandot. L’opera andò finalmente in scena il 25 aprile 1926 al Teatro alla Scala di Milano, diretta da Arturo Toscanini, con il finale composto da Franco Alfano.
Grazie alla sua bravura, Puccini è diventato famosissimo in tutto il mondo e le sue opere hanno ottenuto un successo così grande che ancora oggi sono amatissime dal pubblico e vengono rappresentate nei teatri più importanti del mondo.

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