Turandot Divulgazione

La Musica

Puccini decise di raccontare la storia della principessa Turandot con una musica grandiosa, realizzata da un’orchestra nella quale inserì tantissimi strumenti diversi e, cosa davvero nuova per la sua epoca, tante percussioni: gli xilofoni, le campane tubolari, i gong cinesi, il glockenspiel, la celesta, i piatti, il triangolo...
Oltre a volere un’orchestra numerosa, con cui poter suonare melodie che aiutassero il pubblico a sentirsi immerso nella Cina di tanti anni fa, il Maestro scelse accuratamente la tipologia di voci da assegnare ai personaggi della sua opera, per poter esprimere al meglio i loro diversi caratteri: per la terribile Turandot individuò la voce da soprano capace di raggiungere, con energia, note acutissime; anche Liù, schiava innamorata, è un soprano ma più morbido e dolce della principessa; Calaf, coraggioso principe, ha la voce potente ed eroica del tenore; il vecchio padre Timur è invece interpretato dalla voce scura e profonda del basso. Gli impertinenti Ping, Pang e Pong, hanno timbri diversi: il primo è baritono e guida le battute cantate dagli altri due ministri del regno, entrambi tenori ma con parti abbastanza semplici. Anche il personaggio del mandarino ha voce da baritono, utilizzata in modo cupo per pronunciare il terribile editto della principessa.
Purtroppo Puccini morì prima di terminare la scrittura dell’opera, fermandosi proprio nel punto in cui la schiava Liù, il personaggio a lui più caro, si uccide pugnalandosi. Il Maestro aveva però raccolto qualche idea per il finale in circa trenta pagine di appunti, a cui lavorò fino al suo ultimo giorno di vita.
Tutto quel prezioso materiale fu consegnato a Franco Alfano, il compositore chiamato ad occuparsi del difficile compito di concludere l’opera. Dopo mesi di lavoro intenso, consegnò il suo finale al direttore d’orchestra Arturo Toscanini che però non si dimostrò soddisfatto: considerò la partitura di Alfano troppo lunga e non apprezzò l’inserimento di alcune parti scritte dal compositore senza prendere ispirazione dagli appunti di Puccini. Toscanini quindi cancellò diverse parti e richiese ad Alfano molte modifiche fino a pochi giorni dalla prima messinscena.
Diversi anni più tardi, nel 2001, il compositore Luciano Berio si è occupato della scrittura di un nuovo finale per Turandot, elaborando una conclusione musicale più moderna dell’opera pur rispettando gli appunti manoscritti del Maestro Puccini.

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Copertina di Leopold Metlicovitz per l'edizione di lusso della riduzione canto e pianoforte, G. Ricordi & C., Milano, 1926

Nessun dorma", Atto III, partitura autografa di Giacomo Puccini, matita su carta

Foto del compositore Giacomo Puccini scattata da Attilio Badodi, Milano, 1924