Turandot Divulgazione

La Musica - Scopri

Arpa

L’arpa è uno strumento musicale a corde pizzicate diffuso nelle più svariate fogge ad ogni latitudine (Africa ed Asia, Europa ed Americhe) e suonato fin dall’antichità da Egizi e Persiani, Assiri ed Ebrei, ...; trascurata nella civiltà greco-romana che preferì lira e cetra, ricomparve intorno al VI secolo nelle isole britanniche (ancora oggi l’arpa celtica è una componente fondamentale della loro cultura musicale), diffondendosi gradatamente in tutta Europa durante il Medioevo: in questi secoli venne usata sia per accompagnare le danze e la voce (ad esempio le liriche d’amore dei Minnesänger tedeschi del XII-XIII secolo), sia come strumento solista; agli albori del melodramma fece il suo ingresso nella nascente orchestra con l’opera di Claudio Monteverdi “Orfeo” (1607). Nei secoli successivi l’arpa continuò a sviluppare una sua letteratura solistica, subendo però importanti innovazioni tecniche: esse culminarono con l’applicazione di un sistema di pedali da parte del costruttore Èrard che nel 1812 ampliò notevolmente la gamma di note suonabili dallo strumento: agendo sui sette pedali è infatti, da allora, possibile produrre tre note diverse per ogni singola corda (nota fondamentale ed innalzata di uno o due semitoni) e quindi coprire cromaticamente (per semitono) tutta la grande estensione dell’arpa (sei ottave e mezza) con solamente 47 corde. Fra Otto e Novecento, grazie al sistema Èrard l’arpa incrementò sempre più la sua presenza in orchestra, anche in virtù del suo caratteristico timbro delicato.

Clarinetto

Il clarinetto fa parte con l’oboe, il flauto ed il fagotto della famiglia dei legni. È uno strumento ad ancia semplice, una sottile linguetta di canna posta all’imboccatura dello strumento: essa, sollecitata dal fiato dell’esecutore, fa vibrare l’aria contenuta nel tubo, creando così il suono. L’altezza dei suoni è determinata da una serie di fori che variano la lunghezza della colonna d’aria contenuta nel tubo e che si possono aprire o chiudere appoggiandovi sopra le dita o mediante speciali meccanismi dette chiavi. Nel XVII secolo il costruttore tedesco Johann Christoph Denner ed in seguito suo figlio Jacob diedero allo strumento la sua struttura attuale; verso la metà dell’Ottocento, il meccanismo delle chiavi fu poi perfezionato ed ampliato con l’applicazione del sistema Böhm. Il clarinetto fece la sua comparsa in orchestra nella seconda metà del XVIII secolo, e fra fine Settecento e Ottocento fu uno degli strumenti prediletti di Mozart, Schubert e Mendelssohn. Per le sue proprietà coloristiche fu molto utilizzato nella musica romantica e nel primo ‘900: Brahms, Hindemith, Debussy, Ravel e Stravinskij (per citare solo alcuni compositori) scrissero opere per questo stupendo strumento, che oggi ha trovato nel jazz un altro ambito espressivo.

Contrabbasso

Il contrabbasso, come il violino, la viola ed il violoncello appartiene alla famiglia degli archi. Questi quattro strumenti, che hanno dimensioni diverse ma forme fra loro molto simili, emettono suono attraverso lo sfregamento dell’archetto sulle corde: le vibrazioni sonore così prodotte vengono amplificate dalla cassa armonica e diffuse nell’ambiente dalle caratteristiche “effe”: è così che possiamo sentire il timbro profondo del contrabbasso. Questo strumento è il gigante dell’orchestra: essendo spesso più alto di una persona, lo si suona in piedi. Nasce nel Seicento evolvendosi dal violone (la più grave delle viole rinascimentali) e conquista subito un posto nella compagine orchestrale, poiché i suoi profondi bassi sono necessari per sostenere gli altri strumenti. Nel frattempo si perfeziona anche la sua tecnica strumentale: compositori come Dragonetti e Bottesini (per la parte solistica), Mozart e Beethoven (per i passi orchestrali) o Hindemith (musica da camera) hanno dimostrato che anche il contrabbassista, nonostante le dimensioni del suo strumento, può esibirsi in passi d’agilità “quasi” degni di un violoncellista. Nel Novecento il contrabbasso trova nella musica jazz un nuovo ambito in cui potersi esprimere. Qui rimane sostegno armonico per gli altri strumenti, “perdendo” però l’arco: le sue corde vengono infatti esclusivamente pizzicate dallo strumentista.

Corno

Il corno, così come la tromba ed il trombone, è uno strumento a fiato della famiglia degli ottoni. Gli antenati di questi tre strumenti, suonati fin dall’antichità, si basavano sugli stessi principi di funzionamento degli strumenti moderni: un tubo di metallo più o meno lungo e ritorto su se stesso amplificava, allora come oggi, le vibrazioni prodotte dalle labbra dello strumentista appoggiate su un’imboccatura detta bocchino. Il corno è costituito da un lungo tubo conico ritorto su se stesso terminante a forma svasata. L’inizio del tubo è formato dal bocchino, un piccolo imbuto sul quale si appoggiano le labbra dell’esecutore. La possibilità di emettere l’intera scala cromatica coprendo l’ampia estensione dello strumento è oggi regolata dai pistoni: essi (brevettati nel 1818 dai tedeschi Blühmel e Stölzel) sono speciali meccanismi a stantuffo che permettono di variare la lunghezza della colonna d’aria messa in vibrazione dalle labbra dell’esecutore. Fino al XIX secolo il corno privo di pistoni (corno naturale) poteva emettere solo alcuni suoni (suoni armonici) e gli esecutori ovviavano a questo problema usando più strumenti oppure inserendo tubi supplementari detti ritorti. Il corno ha origini antiche: presso i Romani era usato per i segnali di guerra e dal Medioevo in poi servì inoltre per i segnali da caccia. Nel XVII secolo fu introdotto in orchestra, inizialmente come strumento d’armonia (per fornire note lunghe e riempitivi armonici) ed in seguito fu usato da tutti i grandi musicisti anche per pezzi solistici in virtù delle sue peculiarità timbriche. Concerti per corno e orchestra sono stati composti da Haydn, Mozart, Weber, Strauss, Hindemith; sonate ed altri lavori da camera da Mozart, Cherubini, Beethoven, Rossini, Schumann e Dukas.

Il Direttore di orchestra

Il direttore d'orchestra è colui che dirige con gesti codificati un gruppo di strumentisti, ed eventualmente anche di coristi o di cantanti solisti, perché risulti migliore l'armonia dell'esecuzione di un brano musicale nel suo insieme. L'uso di una gestualità manuale convenzionale risale al Medioevo, al praecentor, cioè al direttore di coro del canto gregoriano, il quale attraverso movimenti della mano indicava l'andamento della melodia. Nel corso del tempo la progressiva precisione della notazione musicale ha dato vita a gesti direttoriali che indicavano la velocità del brano, il tipo di emissione vocale o strumentale desiderata, il fraseggio e altro. Questo processo ha contribuito a collegare, con crescente aderenza, l'esecuzione delle opere al testo musicale scritto, nonché ad arricchire l'espressività delle composizioni. Con il passare del tempo, ciò ha determinato il delinearsi di due fondamentali funzioni nella direzione d'orchestra: quella del concertatore, responsabile della corretta preparazione tecnico-musicale di un'esecuzione, e quella del direttore, responsabile delle scelte interpretative, legate alla sfera dell'espressione e del contenuto ideale della musica. Questa seconda funzione, ritenuta superiore, compare e si afferma solo nel primo Ottocento con il Romanticismo. Il direttore d'orchestra in senso moderno, come interprete musicale, nasce dunque nell'Ottocento: secondo Hector Berlioz, compositore francese che va annoverato tra i primi direttori d'orchestra moderni, al direttore è richiesta una conoscenza approfondita sia dell'estensione degli strumenti e della partitura d'orchestra, sia del carattere e dell'atmosfera espressiva dell'opera da eseguire, solo in questo modo riuscendo a determinare quello che lui stesso chiama"sentimento ritmico". In epoca barocca, la guida degli ensembles era affidata a un membro dell'orchestra, in genere al primo violino o al maestro al clavicembalo. Il tempo della composizione veniva scandito con un bastone battuto sul podio o con il battito del piede. L'uso della bacchetta si impone solo nell'Ottocento, quando tendono a differenziarsi il controllo del tempo dell'orchestra con la mano destra e, con la sinistra, la trasmissione delle dinamiche, del fraseggio, del cosiddetto andamento agogico (crescendo e diminuendo, accelerando e allargando e così via). Questa suddivisione è tuttavia sovente disattesa nella prassi esecutiva e comunque arricchita di una gestualità che comporta segnali intuitivi, movimenti plastici di tutto il corpo ed espressioni del viso in grado di suggerire dettagli interpretativi. Il direttore d'orchestra come figura professionale fa la sua comparsa nel primo Ottocento nel mutato contesto della società borghese e industriale. In quest'ultimo emerge infatti un nuovo ruolo dell'artista basato sulla divisione specialistica del lavoro. A tal proposito, i compositori iniziano a rinunciare alla direzione delle loro opere lasciando al direttore d'orchestra la responsabilità dell'esecuzione. Si pubblicano i primi trattati sull'argomento quali L'arte del direttore d'orchestra di Berlioz (1844) o lo scritto Della direzione d'orchestra di Richard Wagner (1869). Nel XX secolo l'avvento della musica riprodotta per mezzo dei dischi favorisce la crescente importanza del direttore d'orchestra come principale interprete delle opere. Il culto del direttore d'orchestra diventa talmente predominante nel Novecento da riflettersi sulle orchestre, che cercano di assicurarsi le stelle direttoriali più note.

Fagotto

Il fagotto è lo strumento più grave e di dimensioni più grandi della famiglia dei legni (flauto, oboe, clarinetto e, appunto, fagotto) e fra di essi ha spesso una funzione simile a quella del violoncello fra gli archi: è costituito da un tubo conico di legno (lungo circa 2,50 m e ripiegato su se stesso a “U”), dal quale esce un tubicino metallico ricurvo, detto cannello, in cui si soffia. Come nell’oboe, il suono è creato da una doppia ancia: è innestata nel cannello ed è composta da due sottili linguette di canna che, al passaggio del soffio dell’esecutore, provocano la vibrazione della colonna d’aria all’interno dello strumento e la conseguente emissione di suono. L’altezza dei suoni è determinata da una serie di fori che vengono aperti o chiusi mediante particolari congegni metallici detti chiavi, modificando la lunghezza della colonna d’aria contenuta nello strumento. Il fagotto moderno è munito di una meccanica a chiavi derivata da successive modifiche apportate soprattutto nel corso del XIX secolo da numerosi costruttori tra cui il tedesco J.A. Heckel. Evolvendosi da strumenti rinascimentali affini (bombarda bassa e dulciana), nel ‘600 entrò a far parte delle orchestre francesi e nel secolo successivo divenne membro stabile della sezione dei legni. Fu valorizzato come strumento solista da Vivaldi, J. Chr. Bach e Mozart, mentre in epoca moderna ha trovato importanti impieghi nelle composizioni di Ravel e Stravinskij. Strumento affine al fagotto è il controfagotto: esso ha una canna più lunga, essendo la sua estensione più grave di un’ottava rispetto a quella del fagotto. Già conosciuto nel Settecento, fece la sua comparsa in orchestra ad inizio Ottocento con Beethoven.

Flauto

Il flauto traverso appartiene con l’oboe, il clarinetto ed il fagotto alla famiglia dei legni, un gruppo di strumenti a fiato originariamente costruiti in legno. Essi emettono il suono per mezzo della vibrazione di una colonna d’aria (il soffio dello strumentista) lungo la parete del tubo che li costituisce; la variazione dell’altezza del suono dipende, invece, dalla chiusura e dall’apertura dei fori disposti sulla lunghezza del corpo dello strumento, anche attraverso particolari congegni metallici detti chiavi. Di origini antichissime e diffuso praticamente a tutte le latitudini, il flauto traverso moderno nasce nel Rinascimento, distinguendosi dal coevo flauto diritto per la posizione in cui viene tenuto dallo strumentista (di traverso, appunto). Nel Settecento il flauto viene munito delle prime chiavi ma è nel corso del secolo successivo che affronta le sue più grandi trasformazioni tecniche: il perfezionamento del sistema delle chiavi da parte di Theobald Böhm ed il passaggio dal legno al metallo come materiale di costruzione dello strumento. Il flauto fa la sua comparsa nelle composizioni orchestrali francesi del Seicento, ma si afferma come solista e nella musica da camera nel secolo successivo: il suo timbro chiaro e la sua agilità tecnica ne fanno lo strumento ideale del Settecento, secolo di cui Vivaldi, Bach e Mozart ci trasmettono la grazia attraverso questo strumento. Nella musica romantica il flauto lascia la ribalta ad altri strumenti (clarinetto e corno in testa) aumentando, però, la propria presenza in orchestra: in alcune composizioni, infatti, raggiunge anche il numero di quattro elementi. All’inizio del ‘900 viene rivalutato come strumento solista dagli impressionisti Debussy e Ravel.

Oboe

L’oboe (a sinistra nell’immagine) appartiene alla famiglia dei legni, ma, a differenza del flauto e del clarinetto, è uno strumento ad ancia doppia. Il soffio dello strumentista, infatti, passa per l’imboccatura attraverso due piccole sezioni di canna, le quali provocano la vibrazione della colonna d’aria all’interno dello strumento e la conseguente emissione di suono. La variazione dell’altezza delle note prodotte è invece determinata dall’apertura o dalla chiusura di fori posti lungo lo strumento, anche attraverso particolari congegni metallici detti chiavi. L’oboe nasce intorno alla metà del Seicento dalle mani degli strumentisti della corte di Luigi XIV, dove viene utilizzato per musica di genere “pastorale”. Nel Settecento diviene strumento solista e polo attorno al quale si sviluppa la sezione dei legni e, nel corso degli anni, il suo numero nell’orchestra cresce da due fino ad arrivare a quattro nel tardo Romanticismo. Sempre nell’Ottocento il sistema di chiavi e leve dell’oboe si amplia per merito di costruttori tedeschi e francesi (in particolare T. Böhm). Grandi compositori come Vivaldi, Albinoni, Mozart e Strauss scrissero per questo strumento dal timbro nasale e penetrante, più adatto alla cantabilità che al virtuosismo.

Ottavino

L’ottavino è la taglia più minuta del flauto traverso: suona un’ottava sopra il flauto (da qui il nome “ottavino”, anche se all’estero viene detto “piccolo”) ed è lo strumento più acuto dell’orchestra.

L’ottavino viene costruito molto spesso ancora in legno ed ha dimensioni pari alla metà di quelle del flauto: avendo tutte le chiavi ravvicinate in così poco spazio (la meccanica è pressoché identica a quella del flauto), richiede un particolare allenamento da parte dell’esecutore, anche per quanto riguarda l’emissione del suono e l’intonazione.

Pur avendo una sua piccola letteratura solistica di carattere brillante, l’ottavino viene oggi impiegato per lo più in orchestra, suonato da un flautista come strumento principale o come secondo strumento (alternato al flauto): con il suo timbro acuto e penetrante, riesce tranquillamente a sovrastare l’intera compagine orchestrale.

Percussioni

Diffuse in ogni tempo e ad ogni latitudine, le percussioni sono una famiglia di strumenti che si suonano appunto mediante percussione (con le mani, oppure con bacchette, mazze, martelli, ...): essi possono essere costruiti con i più vari materiali (legno, metallo, osso, zucche, ...) e possono produrre suoni ad altezza determinata (es. timpani, xilofono) o indeterminata (es. tamburo, maracas). Nella musica colta occidentale le percussioni accompagnano voci e strumenti fin dal Medioevo (ad es. in danze e cerimonie) e nei secoli successivi i vari timpani, tamburo, grancassa, piatti, triangolo fanno la loro comparsa in orchestra: essi suonano però solo in particolari momenti, con una funzione di mero accompagnamento ritmico per gli altri strumenti. Da inizio Novecento le percussioni aumentano di numero (con i vari xilofono, marimba, gong orientali, tamburi africani, campane tubolari, per citarne solo alcuni) ed assumono spesso ruoli di primissimo piano, soprattutto nelle composizioni da camera o per orchestra dei vari Milhaud, Chávez, Varèse, Boulez, Stockhausen.

Timpani

Il timpano appartiene alla famiglia delle percussioni è uno strumento membrafono che produce il suono mediante la percussione diretta di una pelle, tesa su un bacino metallico emisferico, attraverso l’uso di due mazze le cui estremità sono rivestite di pelle o di feltro. La variazione della tensione della pelle determina l’intonazione del timpano, il cui suono può variare, diventando più velato o delicato, ricoprendo la membrana con un panno o usando mazze con estremità spugnose. L’origine di questo strumento va ricercata nell’Islam medievale, quando, durante le parate militari e le cerimonie, i cavalieri suonavano una coppia di tamburi a paiolo montati ai fianchi dei cavalli. In occidente il timpano compariva in orchestra nella seconda metà del ‘700: il suo numero poteva variare da due a più elementi. Dal XVIII secolo varie migliorie meccaniche furono apportate allo strumento: la tensione della membrana, che all’origine si regolava con una semplice manovella, oggi è intonabile mediante un pratico sistema di pedali, che consentono di variare la tensione della pelle anche durante l’esecuzione. Compositori del ’900 come Chávez e Stockhausen hanno elevato queste percussioni ad una funzione di primo piano, sia in orchestra che nella musica da camera.

Tromba

La tromba, così come il corno ed il trombone, è uno strumento a fiato della famiglia degli ottoni. Gli antenati di questi tre strumenti, suonati fin dall’antichità, si basavano sugli stessi principi di funzionamento degli strumenti moderni: un tubo di metallo più o meno lungo e ritorto su se stesso amplificava, allora come oggi, le vibrazioni prodotte dalle labbra dello strumentista appoggiate su un’imboccatura detta bocchino. La tromba è costituita da un tubo cilindrico di ottone ripiegato due volte su se stesso e da una estremità svasata (padiglione). La diversità dei suoni è ottenuta sia dalla diversa posizione delle labbra dell’esecutore, sia mediante speciali meccanismi a stantuffo (pistoni) che permettono di variare la colonna d’aria contenuta nel tubo. Il suono squillante, limpido ed acuto, può essere reso più soffocato e nasale introducendo nel padiglione una specie di imbuto in cuoio o metallo chiamato sordina. La tromba moderna, che già nel ‘400 assume la sua tipica forma, debutta nella musica non militare del ‘600, quando inizia ad apparire come solista accompagnata dalla nascente orchestra d’archi. L’invenzione dei pistoni all’inizio del XIX secolo, ad opera dei tedeschi Stölzel e Blühmel, permise di ampliare notevolmente la gamma sonora dello strumento. Le risorse espressive della tromba furono valorizzate in ogni aspetto tecnico ed espressivo da Verdi, Wagner, Hindemith e Stravinskij ed oggi anche nella musica jazz.

Trombone

Il trombone, così come il corno e la tromba, è uno strumento a fiato della famiglia degli ottoni. Gli antenati di questi tre strumenti, suonati fin dall’antichità, si basavano sugli stessi principi di funzionamento degli strumenti moderni: un tubo di metallo più o meno lungo e ritorto su se stesso amplificava, allora come oggi, le vibrazioni prodotte dalle labbra dello strumentista appoggiate su un’imboccatura detta bocchino. Il trombone è costituito da un tubo di ottone ricurvo terminante con un padiglione a forma svasata. Nei tromboni a coulisse il segmento anteriore dello strumento può scorrere liberamente nella parte fissa posteriore, permettendo così di allungare o accorciare la lunghezza della colonna d’aria contenuta nello strumento stesso: in questo modo vengono emessi suoni, più gravi o più acuti. Il suo timbro scuro, nobile e maestoso, può essere reso più soffocato e nasale introducendo nel padiglione un imbuto di cuoio o di metallo, detto sordina. Il trombone ha avuto origine nel XV secolo dalla tromba, per la necessità di ottenere suoni più gravi; è stato usato in modo rilevante nell’Ottocento ed oggi ha trovato nel jazz un altro ambito espressivo.

Viola

La viola, come il violino, il violoncello ed il contrabbasso appartiene alla famiglia degli archi. Questi quattro strumenti, che hanno dimensioni diverse ma forme fra loro molto simili, emettono suono attraverso lo sfregamento dell’archetto sulle loro quattro corde: le vibrazioni sonore così prodotte vengono amplificate dalla cassa armonica e diffuse nell’ambiente dalle caratteristiche “effe”: è così che possiamo sentire il timbro dolce ed intenso della viola. Questo strumento è come un violino, ma ha dimensioni leggermente più grandi: entrambi gli strumenti si suonano tenendoli appoggiati sulla spalla sinistra ed hanno una tecnica molto simile; essi si differenziano per il loro “registro” (il violino è più acuto della viola) e per il loro “timbro” (quello della viola è più velato). La viola moderna nasce con il violino nel Seicento, ma deve dividere le scene con le antiche viole di origine rinascimentale (viola d’amore in testa) fino alla seconda metà del Settecento, quando queste ultime cadono in disuso. Estensione più grave e timbro meno brillante rispetto al violino fanno però sì che, in ambito orchestrale, la viola sia spesso confinata in ruoli di mero sostegno armonico fino ad Ottocento inoltrato; trova tuttavia maggior fortuna nella musica da camera (quartetto, sonate con pianoforte,...), musica in cui ha maggiori possibilità di far sentire la sua stupenda voce. Importanti compositori come Mozart, Berlioz, Richard Strauss e Hindemith (per citarne solo alcuni) la utilizzano anche come solista, dimostrando che, quanto a possibilità espressive, non ha nulla da invidiare ai più blasonati violino e violoncello.

Violino

Il violino, come la viola, il violoncello ed il contrabbasso appartiene alla famiglia degli archi. Questi quattro strumenti, che hanno dimensioni diverse ma forme fra loro molto simili, emettono suono attraverso lo sfregamento dell’archetto sulle loro quattro corde: le vibrazioni sonore così prodotte vengono amplificate dalla cassa armonica e diffuse nell’ambiente dalle caratteristiche “effe”: è così che possiamo sentire il timbro brillante ed acuto del violino. Questo strumento nasce nel primo Seicento, evolvendosi dalle viole da braccio di epoca rinascimentale: passa fra le mani di liutai come Amati, Guarnieri, Stradivari che ne stabiliscono le proporzioni auree ed in breve tempo diventa uno degli strumenti più importanti della musica europea. L’orchestra nasce aggregandosi intorno ad esso (nella compagine orchestrale i violini si dividono in due sezioni: Primi e Secondi) e compositori come Corelli, Vivaldi e Bach, ne esplorano le possibilità espressive, creando capolavori immortali. Nel corso del Settecento il violino vede la propria tecnica approfondirsi sempre più per i contributi di diversi didatti-virtuosi (fra cui Tartini, Viotti, Rode, ...): il punto di arrivo di questa ricerca saranno le opere di Paganini, nelle quali il volino si mostra ai punti estremi delle proprie possibilità tecniche. Anche nell’Ottocento e nel Novecento, così come nei secoli precedenti, il violino rimane al centro della produzione musicale europea (sia cameristica che solistica) e le opere dei vari Mozart e Beethoven, Mendelssohn e Brahms, Stravinskij e Schönberg (per citare solo una piccolissima rappresentanza dei compositori che hanno scritto per questo strumento) testimoniano quanto il suono del violino sia capace di rapire l’ascoltatore, oggi come quattrocento anni fa.

Violoncello

Il violoncello, come il violino, la viola ed il contrabbasso appartiene alla famiglia degli archi. Questi quattro strumenti, che hanno dimensioni diverse ma forme fra loro molto simili, emettono suono attraverso lo sfregamento dell’archetto sulle loro quattro corde: le vibrazioni sonore così prodotte vengono amplificate dalla cassa armonica e diffuse nell’ambiente dalle caratteristiche “effe”: è così che possiamo sentire il timbro baritonale e rotondo del violoncello. Questo strumento ha dimensioni più grandi rispetto al violino, tanto che lo si suona da seduti, tenendolo fra le gambe ed appoggiandolo a terra tramite il puntale. Nasce, come gli altri archi moderni, nel corso del Seicento dalle mani di liutai come Amati, Gasparo da Salò e Stradivari (che ne stabilisce le proporzioni auree) e durante il periodo barocco viene costantemente usato insieme al clavicembalo o all’organo per accompagnare uno o più strumenti solisti (pratica del “basso continuo”); in questo periodo la sua evoluzione tecnica gli consente di soppiantare l’antica “viola da gamba” e soprattutto di conquistarsi un posto di rilievo nella musica da camera. Grandi compositori come Marcello, Vivaldi e Bach, rimangono affascinati dalla sua voce calda e scrivono capolavori immortali per questo strumento. Alla fine del Settecento un violoncello dalle possibilità tecniche al pari di quelle del violino può ormai esibirsi come solista: le opere di Haydn, Boccherini, Beethoven e, più recentemente, quelle di Dvorjak, Brahms e Debussy (per citare solo alcuni compositori) testimoniano come il timbro intenso di questo strumento sia in grado di rapire l’ascoltatore.

Stampa questa pagina

5656565757568657