Turandot Divulgazione

Il Libretto

In un’epoca imprecisata, sotto le mura della Città Imperiale, un mandarino annuncia alla folla l’editto della crudele Turandot: la principessa sposerà solo il principe che riuscirà a sciogliere i tre complicati enigmi che lei stessa proporrà. Ma chi sbaglierà, sarà condannato a morte.
Questo è ciò che subirà l’ultimo pretendente, lo sventurato principe di Persia che ha tentato di indovinare i tre misteriosi quesiti. Al sorgere della luna morirà per mano dello spietato boia.
La folla reclama l’arrivo del boia Pu-Tin-Pao per assistere all’esecuzione del principe persiano e nel clamore alcuni sono spinti a terra. Tra loro vi è anche l’anziano Timur, accompagnato dalla schiava Liù, che supplica disperata l’aiuto di qualcuno per farlo rialzare.
Dalla folla giunge in soccorso un giovane: è Calaf, il principe dei Tartari costretto a fuggire e ad allontanarsi dalla famiglia dopo aver perso il proprio regno. Questi riconosce nel vecchio il padre, re spodestato e costretto, come lui, a vagare in incognito per salvarsi dalla vendetta dei conquistatori. Mentre la folla impazza, l’anziano re racconta all’amato figlio ritrovato la storia della sua fuga e come la premurosa schiava Liù abbia condiviso con lui le sofferenze nei momenti più tormentati. Una simile dedizione suscita l’ammirazione del principe Calaf, che chiede a Liù la ragione del suo aiuto disinteressato. La giovane rivela di essere stata conquistata, un lontano giorno, dal suo sorriso.
Attorno a loro, il popolo non vede l’ora di assistere all’esecuzione del giovane principe di Persia e accoglie il corteo dei servi di Pu-Tin-Pao, pronti ad affilare per l’ennesima volta la scimitarra del boia. Alla vista dell’atteggiamento pacato del condannato, la folla invoca per lui la grazia, tramutando l’odio e la sete di sangue in umana pietà, mentre il principe Calaf, impressionato dal disinteresse ostentato da Turandot verso le richieste del suo popolo, sente in cuor suo di odiarla fino a maledirla. Richiamata dalle insistenti invocazioni della folla, Turandot appare sul loggiato del palazzo. Con un gesto imperioso conferma la pena capitale per il giovane condannato e si ritira nelle stanze del palazzo seguita dalle ancelle. La vista di Turandot ha sconvolto l’animo di Calaf che, affascinato da quella divina bellezza, decide di affrontare i tre enigmi.
Le preghiere di Timur e della schiava Liù non valgono a far rinsavire il principe, determinato nelle sue intenzioni. Si lancia verso il gong che ogni pretendente deve suonare per annunciare la volontà di sottoporsi alla prova; ma Ping, gran cancelliere, Pang, gran provveditore, e Pong, gran cuciniere, tutti ministri della corte imperiale, gli sbarrano la strada.
Il giovane però è completamente conquistato dall’amore e non ascolta più nessuno: raggiunto in pochi veloci passi il gong, batte tre colpi con cui finalmente dichiara la volontà di affrontare la prova.
Nelle loro stanze Ping, Pang e Pong riflettono sull’imminente prova che dovrà affrontare il nuovo, ennesimo pretendente. Come sempre, sono pronti a qualsiasi esito: alle nozze o al funerale del malcapitato. Temono che la crudeltà della principessa possa costare molto cara: se Turandot si ostinasse ad opporsi all’amore, il trono cinese potrebbe rimanere senza eredi causando la fine della storia millenaria di un glorioso impero. Sperano che quella sia la notte in cui finalmente si compia un prodigio: che Turandot abbandoni la sua anima di ghiaccio al dolce profumo dell’amore.
Il suono cupo del tamburo del tempio annuncia severo che la cerimonia sta per iniziare. L’intera corte imperiale si raduna a palazzo, al cospetto dell’anziano imperatore Altoum.
Questi tenta di convincere Calaf a rinunciare alla sfida, ma invano. Giunge Turandot, che prima di dare inizio alla prova spiega al principe ignoto il motivo del suo odio verso gli uomini: una sua antenata, Lo-u-Ling, era stata rapita da uno straniero che l’aveva ferita mortalmente. Questo evento tragico aveva a tal punto scosso la principessa da decidere di non volersi mai più sposare. Uno dopo l’altro Turandot presenta i suoi enigmi, a cui il principe ignoto propone le esatte soluzioni: la Speranza, il Sangue e Turandot.
La folla lo acclama vincitore mentre Turandot, sconvolta ed affranta dall’imprevista sconfitta, invoca l’intervento del padre Altoum affinché impedisca allo straniero sposarla; ma l’imperatore vuole che il giuramento venga rispettato.
A questo punto, Calaf, innamorato, concede alla principessa una “rivincita”: se entro l’alba lei riuscirà a scoprire il suo nome, lui morirà, altrimenti si sposeranno.
Giunta la notte Turandot emana una nuova legge: nessuno dorma in città, poiché tutti devono prodigarsi nelle ricerche del nome dello sconosciuto vincitore.
Nel giardino della reggia, Calaf è sicuro della sua definitiva vittoria sulla principessa ma il suo sogno è interrotto dall’arrivo di Ping, Pang e Pong. Offrono allo straniero bellissime fanciulle, oro, ricchezze, gioielli, gemme preziose purché abbandoni il regno, ma davvero nulla, neppure le minacce, riescono a scalfire la determinazione del giovane.
Trascinati da un gruppo di sgherri, sono condotti a corte l’anziano Timur e Liù, sospettati di conoscere il nome del principe ignoto. La vista dell’anziano padre e della schiava spezza il cuore del principe, che tenta di farli rilasciare assicurando che per entrambi la sua identità è sconosciuta. Le sue accorate parole vengono ignorate e Ping, Pang e Pong sollecitano l’arrivo della principessa. Liù, decisa a sacrificarsi per il suo segreto amore Calaf, dichiara di essere la sola a conoscere l’identità del principe; per mantenerla segreta sottrae un pugnale ad un soldato e si trafigge mortalmente.
Rimasto solo con Turandot, Calaf maledice la cattiveria della principessa, insensibile al sacrificio della dolce Liù; ma con gesto rapido strappa il velo che la avvolge, e spinto dal desiderio la bacia con passione. Toccata dal sentimento di Calaf, Turandot scioglie la freddezza in calde lacrime, rivelando di essere stata colpita da Calaf e dal suo coraggio sin dalla prima volta che lo aveva incontrato.
Giunge l’alba e Calaf rivela a Turandot la sua identità, lasciando sia lei a decidere se condannarlo a morte o renderlo suo amato sposo.
La corte si è riunita ed anche il popolo è raccolto nel piazzale davanti alla maestosa scalinata, sulla cui sommità troneggia l’imperatore Altoum.
Al suo fianco vi è Turandot, che davanti alla folla rivela il nome dello straniero: Amor! Con ardore, Calaf percorre la scalinata per raggiungere Turandot e abbracciarla. La folla, che finalmente può celebrare il trionfo dell’amore, prorompe in un canto di gioia.


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Copertina del libretto di Turandot, Teatro alla Scala 1926