Turandot Divulgazione

La Prima

Gli spettatori più appassionati avevano atteso l’apertura del teatro già dal pomeriggio, riparandosi dal vento e dalla pioggia battente sotto i portici all’ingresso. Nonostante il costoso biglietto, ad un’ora dall’inizio dello spettacolo, la platea, i palchi e le gallerie erano gremiti da un pubblico impaziente, emozionato ed elegantissimo. Naturalmente non mancarono all’appello critici (provenienti da tutta Europa), artisti, scrittori, grandi impresari, direttori, editori, giornalisti e le personalità politiche più importanti, ad eccezione del Capo del Governo Benito Mussolini che non si presentò per il rifiuto opposto dal direttore Toscanini di eseguire l’inno fascista Giovinezza in apertura di serata.

Alle 21 precise la luce in sala venne spenta, dando inizio alla rappresentazione, tanto solenne e maestosa da suscitare di tanto in tanto mormorii di stupore e ammirazione tra gli spettatori.

Al terzo atto, la morte della dolce schiava Liù accompagnata da una musica malinconica e dolorosa colpì tutti i presenti, come se quella tragica scena, l’ultima scritta da Puccini, fosse l’estremo saluto che il Maestro dava alla vita. Toscanini a quel punto posò la bacchetta e con un filo di voce disse rivolgendosi al pubblico silenzioso e attonito: «Qui finisce l’opera perché a questo punto il Maestro è morto».

Il sipario si chiuse e qualcuno nel silenzio gridò «Viva Puccini!». Subito iniziò un applauso e tutti si alzarono in piedi, mentre la famiglia del Maestro, commossa, raggiunse il direttore sul podio nella buca d’orchestra per ringraziarlo con un affettuoso abbraccio. All’indomani della prima rappresentazione sulle pagine d’importanti quotidiani come Il Corriere della Sera, La Stampa, l’Avanti! comparirono le prime recensioni dei critici che avanzarono alcune riserve: qualcuno rilevò la difficoltà di comprendere, attraverso la musica, l’animo combattuto tra crudeltà e amore della principessa di gelo; qualcun altro evidenziò una separazione troppo marcata tra elementi comici e elementi tragici nella partitura; altri apprezzarono la grande abilità di Puccini nel rendere musicalmente il ritratto della spietata principessa. Altri ancora, invece, furono pienamente favorevoli all’opera ma si crearono comunque due fazioni contrapposte: quella di coloro che parteggiavano per Turandot e quella di coloro che sostenevano Liù, come avviene ancora oggi.

Lo spettacolo, tuttavia, catturò l’attenzione del pubblico sia italiano che straniero, e venne qualificato come un convinto successo. Gli applausi, infatti, furono così lunghi che richiamarono sul palcoscenico gli artisti e il direttore Toscanini ben venti volte.

Dalle sere successive l’opera venne portata in scena con il finale composto da Franco Alfano conquistando, recita dopo recita, l’attenzione e l’ammirazione del pubblico mondiale, tanto che oggi Turandot è una tra le opere più amate e conosciute al

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